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La storia del Folletto
del
Castello

 

Ecco la prima storia in viaggio
tra Soave.... e .... Latina

GESSETTO


Al chiaro di luna aveva lasciato la torre più alta del castello.

Una strega dispettosa lo aveva rinchiuso lassù, da lungo tempo, permettendogli di uscire solo nelle notti di luna piena.

La strega era brutta come una mela con la muffa e sul lungo naso aveva un grosso brufolo. Non sopportava le risate dei bambini, i loro disegni colorati, la loro felicità. Era gelosa di lui perché grande amico dei bambini mentre lei, quando ne incontrava uno, si riempiva di croste ed eczemi tanto da grattarsi giorno e notte.

Gessetto era il folletto del castello. Saltellava leggero sopra i merli delle mura con il suo buffo cappello a punta e la bacchetta magica dai tre campanelli.

Quella notte di luna era sceso a capriole in via Roma per accontentare i desideri inascoltati dei bambini e aveva lasciato sull’asfalto tanti mucchietti di gessi colorati.

Alcuni li aveva posati davanti al palazzo del governo della città; altri lungo l’acciottolato cha da piazza Antenna sale verso le torri scaligere, tanti in piazzetta dei Grani, tantissimi accanto alla gelateria e al negozio di giocattoli e dolciumi, dove i desideri e i capricci dei bambini sostano a lungo.

"Chissà come saranno felici quando li troveranno!" pensava "Potranno disegnare i loro sogni".

Per preparare i gessetti aveva consultato un vecchio libro e chiesto consigli alla fata dei Fiori,....

... che abitava tra i ruderi del vicino castello di Illasi: in fatto di colori era davvero esperta!

 

La fata portava sempre con sé una borsetta con dentro il necessario per curare i fiori dei prati. Ogni anno, prima che arrivasse l’inverno, prendeva un grande baule e, recitando la formula magica, catturava i colori e li lasciava riposare fino all’arrivo della primavera:


“Violetta, tulipano, tarassaco e fiordaliso
ranuncolo, zinnia e narciso
orchidea, garofano e malvarosa
girasole, astro e rosa.

Petunia, croco e giglio tigrato
campanula, papavero e giacinto del prato
polvere di stelle, nero della notte e blu del mare
venite, qui vi potrete riposare
fino a quando l’inverno si stancherà
e la primavera piano si risveglierà”.


Per preparare il rosso e l’arancione, Gessetto catturò due raggi di sole al tramonto e, con il profumo di una foglia di menta, ottenne un verde smeraldo.

Il blu nacque da una goccia del mare, mentre un topino gli prestò il grigio della sua coda. Per il nero attese con pazienza la notte e ne prese un pezzetto; poi mescolò briciole di luna e di stelle ed ecco…il giallo!

Il bianco invece uscì da una goccia di latte ed un pesco gli regalò il rosa anticipando un bocciolo di primavera.

Era autunno e quindi raccolse un po’ di marrone rimasto nel grembiule di lavoro delle foglie. E il viola? Gli bastarono i petali di una mammola, prima di fare un saltino in cielo a catturare gli azzurri.

Posati i gessetti, il folletto tracciò sull’asfalto piccoli disegni d’invito e si affrettò a risalire verso la torre, proprio mentre l’aurora gettava un’onda di luce d’oro sui tetti della città.

Fu così che Lorenzo, uscito di casa come ogni mattina per andare a scuola, vide disegnata sull’asfalto una barchetta rosa e poi un cavallino azzurro e, qualche passo più in là, un tappeto d’erba pieno di fiori.

"Ma chi li avrà disegnati?" disse il bambino.

"Io lo so" gli rispose Celestina, la nonna che abitava vicino al Palazzo di Giustizia, vedendolo incantato davanti ai disegni: "E’ stato il folletto del castello. Ieri notte c’era la luna piena ed è uscito a fare il suo giretto sbarazzino!".

"Ma questo folletto, com’è?" le chiese Lorenzo.

"Oh, è una creaturina allegra, si infila dentro le nuvole per rincorrerle, di qua e di là, come fa il vento. Passa di casa in casa, dal borgo Covergnino fino alla Bassanella, per cogliere i sogni dei bambini, non appena in cielo la luna d’argento diventa rotonda come una palla. A volte gioca senza farsi vedere: si nasconde tra le stanze del castello e fa gli scherzi agli innamorati e ai turisti curiosi" raccontò Celestina "Mi ricordo che una volta…"

Lorenzo non l’ascoltava più: corse a scuola a dire tutto d’un fiato ai compagni quello che aveva visto e sentito.

Allora i bambini e le maestre uscirono alla ricerca delle tracce lasciate dal folletto la notte precedente. Lungo la via trovarono tanti gessi e nastri colorati e, nelle loro piccole mani, i segni diventarono…sogni.

"Quello rosa era chiaro, leggero…"

"Il bianco si vedeva bene, era liscio"

"La polverina nera della carbonella mi faceva tossire… "

"Il gesso giallo era morbido morbido"

"Anche il verde si stendeva senza fatica"

"Invece il rosso era forte e sull’asfalto faceva un bel rumore!"

L’allegro trambusto e la fantasia dei piccoli fecero sognare i passanti ed anche i vigili urbani, i proprietari dei negozi e tanti genitori, accorsi a vedere i disegni dei loro figli.

Per gioco qualcuno cominciò a scrivere il suo sogno su un foglietto di carta e ad annodarlo al nastro accanto a quello di un altro, un altro, un altro sogno ancora…sino a formare una lunga striscia multicolore piena di sogni raccolti per strada.

A questo punto, forse, vi chiederete dove sono finiti i disegni.

Alcuni se li è portati via la pioggia, che alla sera era scesa sottile cancellandoli.

I colori avevano imbrattato le vie e il vento aveva fatto volare i nastri che, inzuppati d’acqua, intasarono i tombini e l’animo dei malcontenti.

Chi aveva invocato la pioggia e il vento era stato questo poco di buono…per seminare discordia nella città.

Ma, cancellati i disegni e l’allegria dei bambini, restò il gomitolo dei loro sogni annodati di messaggi ed essi desiderarono trasformarli in realtà!

"Oh, se i grandi pensassero un po’ di più a noi bambini" dicevano "forse Soave sarebbe ancora più bella ed ospitale".

Allora uscirono a rivedere il cuore antico della loro piccola città. Ne riscoprirono così il volto segreto che, ancora oggi, parla e si racconta dentro i vicoli, sulle piazze, nelle vie.


Il folletto curioso li osservava dal mastio del castello mentre felici progettavano e disegnavano Soave con le piccole forme e i colori dei grandi desideri.

Lorenzo aveva chiesto a un gruppo di esperti nell’arte dell’inventare, disporre, ben costruire e conservare gli edifici di dare forma alle idee dei suoi compagni.

E così le proposte dei bambini furono accolte in un progetto dei "grandi", affinché tutti, nella città, potessero finalmente ritrovare con gioia gli Spazi del Tempo perduto.

"Mi piacerebbe che porta Verona avesse un ponte levatoio sopra un fossato, dentro il quale il fiume Tramigna potrebbe scorrere tranquillo. Potremmo così entrare a piedi in città mangiandoci un gelato".

"Vorrei che nel centro storico si potessero rivivere i passi che facevano le guardie medievali quando erano di vedetta sulle torri.

Si potrebbero risanare le mura per poterci camminare sopra, da una porta all’altra, protetti da una ringhiera, così da poter fare il giro del paese e vedere il panorama dall’alto".

Museo dentro le torri

Progetto dei bambini


Progetto degli architetti

 

"Vorrei un museo che esponga oggetti, vestiti, arnesi e ritratti dell’epoca medievale, ma anche gli attrezzi che usavano i nostri nonni nel lavoro dei campi".

Progetto dei bambini
Progetto degli architetti

 

"Sarebbe bello illuminare via Roma con dei lampioni adatti, così alla sera l’immagine del centro storico sarebbe più suggestiva".


= Progetto dei bambini
= Progetto degli architetti

"Se il fiume Tramigna fosse più pulito i pesci vivrebbero a lungo e si potrebbero pescare. A noi piacerebbe anche che ci fossero più paperette e cigni"

Progetto dei bambini


Progetto degli architetti

 

"Desideriamo un parco giochi più accogliente e meno sporco, ma soprattutto vorremmo che gli angoli riservati ai piccoli fossero rispettati.

Si potrebbero piantare alberi nuovi e mettere questi giochi: dondoli, castello di legno, un angolo per la sabbia, giostre, scivoli e altalene. Vorrei anche qualche pista ciclabile perché alcune strade sono pericolose per andare in bici".

"Mi piacerebbe via Roma senza auto e motorini, decorata con piastrelline come in un mosaico. Ai lati si potrebbero mettere delle fioriere e io bandirei un concorso a premi per il balcone fiorito più bello."

Progetto dei bambini
Progetto degli architetti

"Mi piacerebbe che piazza mercato dei Grani diventasse la piazza dei bambini, con le aiuole colorate e un parcheggio per le biciclette. Si potrebbe costruire anche una fontana con l’acqua bella limpida e dei pesci dentro, e sistemare intorno alcune panchine e dei lampioni. Ci vorrebbe poi qualche cartello con il divieto di sosta per le auto e perché le persone non gettino le carte per terra.

Potremmo giocare ai giochi di una volta: la corda, le biglie, la campana, salta mussa, i "saseti"…

Una volta al mese io farei il nostro mercatino dove potremmo vendere giornalini, libri e giocattoli usati".

"Ecco" disse Gessetto "gli spazi del tempo passato rivivono nei piccoli uomini del futuro".

Ancora una volta il folletto aveva ascoltato i bambini, ne aveva raccolto i desideri riavvolgendoli nel suo lungo gomitolo, che aveva portato con sé nella torre più alta del castello.

"Lo terrò" pensò "perché, quando diventeranno grandi, non dimentichino i loro desideri bambini. Allora lo srotolerò, davanti ai loro occhi felici, ed essi realizzeranno finalmente quel sogno Soave di piccolo segno".


NOTA a cura dell'Ins. Luciana Bertinato di Soave

Gessetto è nato dalla fantasia e dalla ricerca di un gruppo di bambini e bambine della Scuola Elementare "I.Nievo" di Soave (Verona). In classe 1^ e 2 ^ i piccoli avevano partecipato a "Sogni per strada" e "I bambini inventati", animazioni didattiche di piazza organizzate dalla scuola con Vittorio Riondato.

Successivamente, in classe 3^ e 4^, hanno elaborato riflessioni e disegni partecipando al progetto "Rivivere gli Spazi del Tempo", il concorso di idee bandito nel 1999 dall'Amministrazione comunale di Soave per la sistemazione urbanistica ed architettonica del centro storico.

L'équipe "Maiocchi Pellegrini - architetti associati" di Milano ha ascoltato le proposte e i desideri dei piccoli, prima di stendere il progetto risultato vincitore. Grazie alla sensibilità dimostrata dalla dirigente scolastica Maria Chiara Cesaro, gli urbanisti sono venuti a scuola per confrontare il loro progetto con quello disegnato dai bambini.

Il lavoro è raccolto anche su CD.

© Linda Giannini calip@mbox.panservice.it 2003-2004
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