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Il Bambino

Tra Scienza e Creatività

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Perché la Multimedialità:

Ringiovanire la scuola dentro la Multimedialità
(Roberto Maragliano)

 

  • Cosa s’intende per multimedialità?
  • Quali potrebbero essere le condizioni-situazioni d’uso della multimedialità da parte della scuola?
  • Che rapporto sarebbe giusto istituire, da adulti (insegnanti e no), per recuperare la concretezza della relazione d’amore che unisce bambino e macchine multimediali ed investire su di essa?

Sono i tre interrogativi che R. Maragliano si propone di affrontare.

Nicholas Negroponte parla di ricchezza audiovisiva, di profondità conoscitiva e informativa, di interattività: questi, secondo lui, gli ingredienti del multimediale.

E a ciascuno di questi ingredienti ecco corrispondere una matrice materiale e linguistica: per la ricchezza audiovisiva la matrice è data dalle trasmissioni d’intrattenimento della tv, per la profondità culturale dal libro stampato, per l’interattività dal computer.

Dunque la multimedialità sarebbe il punto d’incontro tra queste tre risorse: impossibile ridurla a una di esse, nascendo proprio dalla loro integrazione.

Ne consegue che l’esperienza multimediale, intesa come azione-integrazione di codici, viene a realizzarsi al livello più avanzato dentro gli spazi d’uso di un computer (ovviamente multimediale); che dei tre elementi (audiovisivo, scrittura, interattività) non ce n’è uno che sia più importante dell’altro.

Come fare entrare la multimedialità dentro la scuola, avendo per obiettivo strategico l’intento di contribuire al suo "rimbambinimento", aiutandola a recuperare (a darsi) lo sguardo dell’infante sulle cose, sui linguaggi, sui saperi?

Sono tre le modalità possibili:

  • La macchina multimediale svolge essenzialmente un ruolo strumentale. Il computer prende il posto del libro o del giradischi o anche del proiettore, ma per fare esattamente le stesse cose che si facevano con quelle macchine, al massimo con un po’ di risparmio e un (modesto) incremento nell’efficacia delle azioni. Si sfogliano libri, si entra in brani di film o di musica, si fanno giochetti, o anche si scrivono testi, si organizzano disegni e grafici ecc. Tutto ciò adottando una sola macchina, appunto il computer multimediale.
  • La macchina multimediale entra nella scuola per essere insegnata come macchina, diventando oggetto (e non soggetto) didattico. Allora, si fa lezione di computer: vuoi per capire e far capire come funziona questa diavoleria, vuoi per difendere bambini e ragazzi reali da altre, ancora più insidiose diavolerie (dominare il computer, dunque, per non essere dominati dalla tv, dal consumismo, dalla caduta dei valori). Anche qui, un po’ di preoccupazione per i rischi che si va a correre: grammaticalismo, formalismo, ingegnerismo, insomma astrattezza e rigidità.

Ultima possibilità, quella che risulta più in linea con il carico di problemi fin qui accumulato.

  • Assumere il multimediale come ambiente di lavoro, esattamente come la scrittura è stata fin qui l’ambiente di lavoro (esclusivo) dell’azione scolastica. Cioè ripensare-ridefinire i contenuti e le forme dell’insegnamento in un’ottica di integrazione piena tra l’autorevolezza della macchina del sapere per eccellenza (il libro) e la forza d’urto delle macchine dello svago e del coinvolgimento (tv e cinema, ma anche videogioco).

Questo si intende oggi per "edutainment": formazione e intrattenimento, con rilievo e dignità pari. Una sfida vera e propria per la nostra scuola, che vive i due termini come antagonistici. Ma, sia chiaro, una sfida epistemologica prima che tecnologica, che riguarda più la qualità dei saperi che la quantità delle risorse materiali disponibili.

C’è da considerare che il computer è pienamente dentro lo spazio di vita di bambini e ragazzi (come ci stanno televisione, videogiochi, cartelloni pubblicitari, alimenti e indumenti commerciali’ ecc.), e che essi lo amano e lo sentono istintivamente dalla loro parte.

Ma perché questa "relazione d'amore" ?

Per Negroponte e Papert il computer è "la macchina dei bambini".

Come potrebbe non attirarli una forma di conoscenza che è a un tempo ricca, profonda e animata, che riconosce pari dignità al suono, al colore, all’animazione, al segno di scrittura, che avvolge e coinvolge, dialoga, esalta l’operatività? Come può non attirarci?

 

© Linda Giannini calip@mbox.panservice.it 1994-1995
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