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8 Marzo
e 365 giorni
di Auguri


Ecco alcuni msg ricevuti via e-mail
in occasione dell'Otto Marzo
Grazie a tutte/i
Linda




"Scoprimmo che in realtà le ragazze erano donne travestite,
che capivano l'amore e la morte.
Il nostro compito era fare quel chiasso che le affascinava tanto.
Capimmo che sapevano tutto di noi,
e che noi non potevamo comprenderle affatto"
(Jeffrey Eugenides)


da Carlo R.






CON VOCE DI DONNA

Quaggiù abbiamo le casalinghe, le impiegate, le femministe, le manager, le veline, le vallette.

E lassù ci sono le antiche, le composte, le accigliate, le instancabili donne di montagna che sembrano di un’altra razza, di un’altra fede, di un altro popolo: un popolo di cui ci si può fidare.

Vanno di passo fermo, un passo che a guardarlo dà sicurezza e fa tenerezza contro gli sfondi immensi delle montagne.

Avanzano leste perché sanno dove devono andare, cosa devono fare: i dubbi sono un lusso, le esitazioni non se le possono permettere.

Hanno la legna da portare, l’erba da tagliare, il fieno da rastrellare, gli animali da accudire, il bucato da appendere, la neve da spalare; hanno da salire, da scendere, da camminare e da ritornare.

Sì, tornate, per favore, non andate via, non ci abbandonate, voi forti e sacre madonne di montagna.

Lasciate che noi emancipate donne di fondovalle e di città ci specchiamo nei vostri volti severi, che riconosciamo le nostre mani morbide nelle vostre dure e scure, che ammiriamo, dall’alto dei nostri abiti di moda, delle nostre scarpine con i tacchi, i vostri vestiti senza tempo e le vostre scarpone solide e pesanti. Lasciate che impariamo qualcosa da voi, un frammento della vostra umanità, un briciolo della vostra serietà, un’ombra della vostra tenace dolcezza.

Sapere che ci siete ancora, che ancora non avete abbandonato le vostre cime variopinte per scendere alla nostra grigia pianura ci fa coraggio, ci consola.

Finché voi ci sarete – tu vecchia stanca della valle d’Ultimo addormentata vicino al capitello e tu contadina di Piné in piedi sul carro di fieno, tu mungitrice della val dei Mòcheni china sul lavoro in stalla e anche tu bambina timida della val Pusteria che occhieggi dal balcone – resterà viva la certezza che da qualche parte la vita può essere più vera, più limpida e più innocente.

Isabella Bossi Fedrigotti

2002: Anno Internazionale della Montagna.
Testo tratto dal sito Internet del Film festival della Montagna di Trento.

da Luciana B.


Mimose a Carnevale





Vedi
(Listen to me, Clarita)

Vedi, nei tuoi occhi profondi sarei potuto anche annegare

vedi, fra le tue braccia avrei potuto amare oppure soltanto soffrire.

Vedi, ci sono stati giorni che senza te non riuscivo più a respirare

vedi, in altri giorni ci ho creduto e in certi credevo di morire.

Vedi, è una sorpresa capire che hai avuto il mio stesso sentire

vedi, è un incanto scoprire che tutt'e due cercavamo lo stesso amore.

Vedi, non è da poco sapere che forse avremo un lontano futuro assieme

vedi, il tuo calore è come un pomeriggio che promette tante altre sere.

Vedi, so bene che ti emozionerai leggendo queste mie parole

vedi, sarà lo stesso pianto di quando ascoltavi mille volte le mie canzoni.

Vedi, non devi lamentare mai quella tua immensa solitudine

vedi, gli ideali in cui credi valgono molto più di una ricchezza imperdibile.

Vedi, non tremo più nella mia voce per fantasmi che mi hanno fatto tremare

vedi, non ho più sogni da inventare perché sei tu il mio sogno da sognare.

Vedi, servono poche parole per raccontarti questa mia passione,

vedi, mi bastano i lunghi silenzi per farti sentire tutto il mio calore.

Vedi, nei tuoi occhi scuri e tropicali sarei potuto anche annegare

vedi, se ti avessi qui davanti vedresti un uomo che sa cos'è stato soffrire.

Vedi, ci saranno giorni migliori per la tua patria e la tua vita di donna

vedi, eppure questo giorno di marzo ha un'altra aria, una speranza indomita.

Vedi, so bene che ti emozionerai leggendo queste mie parole

vedi, sarà lo stesso pianto di quando ascoltavi mille volte le mie canzoni.

Vedi, non devi lamentare mai questa tua immensa solitudine

vedi, gli ideali in cui credi valgono molto più di una ricchezza imperdibile.

Canzone di Maurizio Corte
dedicata ad una sua giovane mia amica, Clara R. F.,
"che per le sue idee e le sue battaglie sociali sul fronte non facile dell'America Latina
ha patito l'isolamento sociale e la solitudine.
L'amore per il suo popolo, la sua incosciente sfrontatezza nel dire "no"
ai potenti di turno - ricchi, sazi e con sempre più voglia di sfruttare
- ne fanno un bell'esempio per questa giornata".


Otto Marzo nel giardino della nostra scuola
(Linda, Antonella e Patrizia)





© Linda Giannini calip@mbox.panservice.it 2002-2003
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