I
punti fondamentali su cui si basa il Progetto vedono coinvolte problematiche
che, a nostro avviso, sono di grande importanza nella formazione
del bambino, recuperando, attraverso delle modalità operative
mirate, il suo bisogno di essere soggetto attivo e creativo.
Tendere
a questo è importante, oggi più che mai, dal momento
che spesso si rischia di rimanere passivi di fronte ad una moltitudine
di sollecitazioni che ci investono e che non sempre siamo in grado
di capire e, perciò, di controllare.
Ci
sembra, pertanto, fondamentale raccogliere l’invito ad una rivoluzione
dei bisogni del bambino ("Orientamenti" e " Nuovi Programmi"), che
tenga conto della sua struttura psico-fisica e, insieme, delle relazioni
con l’esterno, che entrano in gioco nel suo processo evolutivo:
Il
bambino è, dunque, protagonista del "FARE", ma prima ancora
del "SENTIRE" inteso come percezione di sé e di tutto ciò
che lo circonda perché in questo processo di identificazione
di sé e dell’altro da sé, si definisce la sua identità.
Agire
su tale aspetto significa porre le basi per la consapevolezza di
sé come individuo unico ed irripetibile all’interno della
società e del mondo.
Ciò
significa anche tendere al superamento di una separazione corpo
- mente che troppo spesso verifichiamo nella nostra vita e che porta
ad una mortificazione del primo e ad una esaltazione della seconda
con tutte le implicazioni che ne derivano.
D’altra
parte nessun apprendimento si realizza senza la presa di coscienza
del proprio corpo inserito in uno spazio inteso non come negazione,
ma come entità concreta.
Inoltre
sappiamo che la strutturazione del proprio schema corporeo avviene
per stadi (Piaget) ed il bambino perviene alla consapevolezza di
tuta la propria "frontiera pelle".
Questo
senso di "confine" è, di conseguenza, essenziale al riconoscimento
di sé ed accompagna per tutta la vita l’individuo perché,
in realtà, il "confine" è luogo di separazione - identificazione:
attraverso il distinguersi, ognuno dei confinanti riconosce se stesso.
Dal
"corpo frontiera" (che ha coscienza di sé e dell’altro da
sé), al corpo come espressione delle emozioni, al gesto ed
al linguaggio del corpo che è comunicazione.
Il
percorso tende, perciò, a considerare l’espressione e la
comunicazione nella globalità dei linguaggi, i cui messaggi
veicolati dallo spazio - ambiente, partono dal corpo e ritornano
al corpo.
E’
uno "spazio denso", "vivo", "comunicativo" o - per dirla in termini
antropologici - è uno spazio che parla (Hall 1959, "Il linguaggio
silenzioso").
In
questo spazio ed in questo tempo (oggi) "l’uomo vive in una specie
di carlinga computerizzata nella quale percepisce solo immagini
indirette (tecnologiche o di seconda potenza) e segni."
Le
sue possibilità di contatto con il mondo e le informazioni
che ne derivano non sono ridotte, anzi sono vertiginosamente moltiplicate....
Ma si tratta di contatti ed informazioni che giungono attraverso
i media, cioè da canali innaturali che emanano dati in forma
visiva (tele - visiva) od in forma di lettere stampate.
Nell’uno
e nell’altro caso l’uomo percepisce "segni" e questi, che creano
il nuovo inconscio collettivo, sono la base sulla quale nasce l’immaginario,
cioè l’Arte. (F.Carol, "Parole e Immagini").
Immersi
in tale contesto occorre far pervenire i bambini alla consapevolezza
di ciò che significa esprimersi e comunicare al fine di maturare
anche uno spirito critico adeguato.
Sui
temi della percezione e della comunicazione, centrali in ogni idea
di cultura, si potrà fare riferimento al punto di vista strutturalista
nel considerare la cultura come un sistema di comunicazione, un
linguaggio (che ha la sua grammatica, cioè le sue regole),
un sistema di segni che si può leggere come un testo.
Tale
approccio è da riferirsi anche ai vari linguaggi specifici
ed in particolare al linguaggio visivo perché "solo attraverso
il possesso di tutti i codici della comunicazione noi possiamo mettere
gli alunni in grado di interagire pienamente con la realtà
sociale e culturale" (Walter Moro, "Didattica della comunicazione
visiva")
In
un’ottica di globalità dei linguaggi un codice non è
alternativo ad un altro, ma essi sono complementari ("Nuovi Programmi")
<<All’interno di questo obiettivo dovrà essere garantito
a tutti i bambini il raggiungimento del traguardo, della consapevolezza
che - esistono diversi codici - e ciascuno di essi offre opportunità
specifiche ed il codice verbale favorisce l’accesso agli altri codici
e consente la riflessione su questi e su se stesso>>
Sarà,
quindi, opportuno approfondire la struttura della comunicazione,
cioè delle regole grammaticali del linguaggio visivo che
fanno riferimento alle modalità percettive ed alle leggi
ottiche che organizzano i segni.
Infatti
i processi percettivi non sono mai atti passivi di registrazione
ma sono azioni complesse che implicano una stretta relazione tra
percezione, intelligenza, pensiero e linguaggio.
Attraverso
l’attività percettiva si attivano una serie di meccanismi
che coinvolgono il pensiero nella sua interezza.
Occorre
- poi - analizzare il testo visivo, finora considerato come pura
aggregazione di segni percettivi (significanti) sotto il profilo
del messaggio i cui segni sono portatori di significato o lo assumono
in relazione al contesto. Ma quando si parla di comunicazione la
intendiamo nel suo aspetto più globale, come varietà
di segni, come totalità dei linguaggi presenti in un contesto
sociale e culturale che si implicano reciprocamente .
In
questo senso difficilmente possiamo isolare il linguaggio visivo
da quello non verbale dei gesti, delle espressioni del corpo e del
volto, da quello linguistico - verbale, da quello antropologico.
Tra
questi linguaggi c’è una profonda interazione che sta alla
base dello sviluppo cognitivo e affettivo della personalità
del bambino. Perciò fra le comunicazioni non verbali (i cui
linguaggi si affidano agli organi di senso) sarà opportuno
prendere in considerazione il volto, il corpo e il gesto, lo spazio,
ma anche tutte quelle forme di comunicazione tattile, uditiva, olfattiva
e gustativa che è nostra, ma anche di tutte le altre culture. |