La
musica ha effetto sulla memoria e puo’ rafforzare le capacita
di espressione come e stato citato facendo riferimento a: http://www.apa.org/journals/neu.html
Il
cervello e' un sofisticato sistema di apprendimento; infatti esso
dalle vibrazioni esterne elabora i suoni veri e propri; e cio’
vale quindi sia per la parola, che pure e’ un suono, che per la
musica prodotta da strumenti musicali. Fuori di noi non ci sono
suoni o rumori, perche’ essi sono una risposta celebrale a determinate
vibrazioni del mondo esterno.
Le
dinamiche di interazione tra vibrazioni del mondo esterno e cervello
passano attraverso processi di integrazione di aree cerebrali
specifiche che correlano le emozioni ed i significati alle complesse
strutture cerebrali di produzione delle sensazioni sonore.
La
Tomografia ad Emissione di Positroni (PET) permette di misurare
e registrare l'attività di un cervello umano in risposta
ad uno stimolo. La PET è infatti in grado di farci osservare
piccole variazioni di flusso di sangue nelle diverse aree cerebrali.
Un aumento, di flusso sanguigno in una specifica zona del cervello
corrisponde un aumento dell'attività cerebrale di quella
zona.
Da
queste limitate informazioni in particolare si puo’ osservare
che a partire dalle aree temporali di ricezione delle vibrazioni
sonore, un essenziale punto di snodo della informazione generata
da differenti tipologie di vibrazioni, raggiunge le zone talamiche
responsabili della attivazione di stati emotivi, e' situato nella
zona immediatamente sottostante al lobo frontale dell'"ACUMEN";
un diverso smistamento di informazione avviene per procedimenti
di integrazione che raggiungono l'area di WERNIKE collocata circa
al centro dell'emisfero superiore sinistro del cervello; area
quest'ultima deputata alla interpretazione cognitiva dei suoni
.
Dato
che le vibrazioni esterne passano debolmente anche attraverso
il corpo, anche il cervello delle persone non udenti riesce a
percepire la musica, cosi’ come il bambino, ancora nella pancia
materna inizia ad apprendere come produrre dalle vibrazioni esterne
la sensazione interiore del suono e riconoscerne il timbro il
tono e la frequenza.
E’
pertanto comprensibile che l'esercizio musicale sviluppi aree
di integrazione specifiche del cervello; quella relativa a "udire
per interpreatare" e cioe’ a distinguere i suoni
come fenomeno cognitivo, l’altra relativa al "sentire
percettivo" che si colloca soprattutto nella attivazione
delle funzioni emotive .
Quindi
la possibilita’ che l'esercizio musicale sia utilizzato per migliorare
anche le capacità cognitive generali e’ possibile ed utile,
cio’ poiche’ le aree corticali uditive e sensoriali realizzano
uno sviluppo di apprendimento maggiore rispetto a chi non si occupa
di musica.
Una
varietà di studi recenti si sono focalizzati sulla neurologia
della musica, del rumore, della parola nonche’ sulle soglie dell'udito,
hanno avuto un recente sviluppo e traendo conoscenza da essi,
e’ importante rammentare che le note e le scale musicali (ritmiche)
vengono mediati primariamente dall'emisfero sinistro (area di
Wernike) e le melodie (ad andamento armonico) vengono elaborate
dall’emisfero destro del cervello.
Certamente
per attuare strategie capaci di "ascoltare"
la musica con un coinvolgimento globale del nostro sistema nervoso
cognitivo e delle funzioni emotive a questo connesse e’ necessario
fare attenzione ai risultati che ogni individuo puo’ ottenere
da differenti metodologie di apprendimento.
Infatti
la musica puo’ esasperare comportamenti di socializzazione di
massa, interagendo direttamente con i complessi fenomeni bio-chimici
che correlano il corpo (mediante attivita’ neuro-ormonali) con
zone talamiche del cervello che sono alla base delle emozioni;
queste ultime diversamente dalle attivita’ cognitive sono meno
regolabili dalla ragione e pertanto meno coscienti.
Certamente
ognuno di noi potra’ provare come aumenti la aggressivita’ e quindi
la forza durante l’ascolto della “Cavalleria Rusticana”, rispetto
a quando si ascolta una “Ninna Nanna”; pertanto e’ possibile capire
come gli effetti subliminali agiscano indipendentemente dal nostro
volere cosciente e come essi nelle ripetitivita’ possano divenire
condizionanti per effetto di una pressante continuita’ di ascolto
della musica.
Viceversa
la musica puo’ anche essere utilizzata con “effetto terapeutico”
; le differenze dei sue emisferi cerebrali nella elaborazione
dei suoni possono generare particolari ricadute terapeutiche in
soggetti con difficolta’ di comunicazione, qualora si esercitino
opportunamente i processi di integrazione cerebrale che correlano
emozioni sonore all’attenzione della significazione dei suoni
favorendo in tal modo un buon ascolto della musica.
Un
caro saluto. Paolo Manzelli
Firenze 1/ Agosto 2003
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Director
of LRE // EGO-CreaNET - PAOLO MANZELLI
http://blu.chim.unifi.it/group/education/index.html
Education Research Laboratory / EGO-CreaNET
Firenze - Italia
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